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Packaging
Un’altra problematica riscontrata, osservabile al momento della consumazione di una bustina di zucchero, è la difficoltà di dosaggio. Spesso le persone utilizzano solo metà del contenuto e questo causa uno spreco del prodotto e della carta, e una difficile valutazione quantitativa di prodotto che si sta utilizzando. In Inghilterra hanno cercato di risolvere questo problema mediante due tipi di bustina (riconoscibili per colore, una rossa e una blu) i quali contengono, una, un cucchiaino di zucchero,
l’altra, due cucchiaini. Uno dei progetti che ha partecipato alla mostra Food Design 4, tenutasi nel 2007 a Torino presso il museo Carpano, consisteva in una semplice bustina di zucchero che permetteva di scegliere la quantità di zucchero da aggiungere alla propria bevanda semplicemente strappando lo spigolo di proprio gusto: 1 cucchiaino e mezzo strappando l'angolo più grande, un cucchiaino per l'angolo da 60° e mezzo cucchiaino per l'angolo da 30°. Il progetto appena descritto si chiama Trizù ed è stato realizzato da Bondesign. Forse bisognerebbe lavorare un po’ di più sulla comunicazione grafica rendendo l’utilizzo più intuitivo e di facile comprensione, oppure sarebbe utile progettare dei monodose raggruppati (ad esempio come i distributori di numeri presenti nei supermercati per fare la coda) contenenti poco prodotto, in modo tale che l’utente possa decidere quanti monodose prendere per dolcificare la sua bevanda ed evitando così inutili sprechi di carta e prodotto.
Ovviamente sarà necessario ideare uno strappo facilitato, utilizzare materiali sostenibili (ad esempio evitando l’uso della carta politenata) e inserire grafiche esplicative con il minimo uso di inchiostri.
Infine vorrei parlare dei materiali e delle forme del monodose per lo zucchero. Approfondendo la storia non solo del packaging italiano, ma anche di altri 15 stati europei e non, mi sono resa conto che non sempre la sostenibilità ambientale e l’ergonomia sono state prese in considerazione in fase di progettazione. A cominciare dalle ultime forme a cuore e a cerchio che, in fase di produzione, generano uno spreco di materiale eccessivo, fino alle meno recenti piramidi in cartone tipiche della Germania che creano non solo problemi di presa (a causa degli spigoli vivi dal packaging stesso) ma anche di difficile stoccaggio e di dosaggio. Non si riesce, infatti, a capire quanto zucchero si sta mettendo né quanto né è rimasto nel monodose. Quando si progetta si crede che, cambiando la forma di un oggetto, si sia giunti ad un’innovazione. In realtà si tratta solo di un re-styling, spesso inutile, che non migliora l’oggetto. Questo è ciò che è accaduto alla bustina di zucchero durante la sua storia; sono state progettate bustine a forma di cuore, di tazzina, di piramide e di tetraedro, bustine bianche, colorate e trasparenti, con pre-tagli o senza; cucchiaini di zucchero, di biscotto, di cioccolato, ecc.
Non solo queste forme causano sprechi in fase di produzione e notevoli problemi di stoccaggio, ma non risolvono le problematiche di dosaggio, che sono alla base della progettazione ergonomica di questa tipologia di packaging. Spesso i produttori di bustine e i grafici si perdono alla ricerca di un disegno, una grafica, un’immagine, una fotografia che catturino l’attenzione del consumatore; ma non sarebbe forse meglio pensare a come realizzare una campagna di istruzione e informazione sul prodotto che la bustina stessa contiene?